Culle vuote: inarrestabile l’inverno demografico I dati Istat certificano la deriva della Sardegna
C’è voluto il dato Istat per riportare alla ribalta un tema che avevamo già affrontato lo scorso giugno: il vertiginoso calo demografico che la Sardegna continua a segnare.
L’Isola è la regione italiana nella quale si registra il più basso numero medio di figli per donna: 1,04 contro la media nazionale di 1,43, quest’ultimo un dato di per sé già basso.
Le donne che abitano in Sardegna rinviano sempre più in avanti l’età nella quale diventare madri: 32,5 anni è il dato medio. Molti dei nuovi nati sono figli di coppie non sposate, il 40,8 per cento.
Il calo demografico e l’aumento dell’età media nell’Isola stanno determinando lo spopolamento delle zone interne ma anche dei grandi centri.
Un destino che ci stiamo costruendo e che ci porterà all’estinzione, come ha detto lo scorso luglio Luigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle Associazioni familiari.
Se poi si aggiungono le interruzioni volontarie di gravidanze allora si comprende come la mancanza di speranza, unita ad una cultura della morte, stiano caratterizzando questi nostri tempi.
Dalla Cina è poi giunta la notizia di uno scienziato che avrebbe fatto nascere i primi bambini con Dna modificato, una vera manipolazione della vita umana, un delirio di onnipotenza che fa ribrezzo.
Non molto diverso dalla scelta di sopprimere una vita. «Praticare l’aborto non è un atto civile, è come affittare un sicario per risolvere un problema».
La dura condanna è giunta da papa Francesco all’Udienza generale dello scorso 10 di ottobre. Parole sorprendenti per molti, ma che invece confermano, se mai ce ne fosse bisogno, la bontà del magistero di Bergoglio.
La deriva avversa alla vita viene combattuta da chi si rimbocca le maniche per mettersi a disposizione di quelle donne che vorrebbero abortire, facendo comprendere loro che esiste un’alternativa.
Nei cinque Centri di aiuto alla Vita della Sardegna, Cagliari, Carbonia, Nuoro, Olbia e Tempio Pausania, oltre ai consultori familiari, si opera in questo senso.
Qui, con colloqui sempre più empatici, alle donne, che vivono il dramma dell’interruzione volontaria di gravidanza, viene offerta una proposta alternativa, capace di salvaguardare la vita.
Non mancano anche coloro che chiedono una revisione della legge 194, quella sull’interruzione di gravidanza, visto l’alto numero di medici obiettori.
Per Assuntina Morresi, già consulente del Ministero della salute e ospite di un recente convegno a Cagliari, «si tratta di persone che seguono un’ideologia prive di disponibilità a confrontarsi con onestà intellettuale».
Il vero nocciolo della questione sta nella scarsa attenzione alla famiglia e alla sua centralità nella società. Nuclei familiari sostenuti, aiutati, con incentivi alla genitorialità, sono capaci di rispondere alle sfide che le problematiche create dalla denatalità e dalla scelta dell’aborto.
Per questo chi ha responsabilità politiche deve impegnarsi nel sostenere la nascita di nuove famiglie, rendendo più agevole la vita di quelle già formate.
In Consiglio regionale è stata presentata una proposta di legge sulla famiglia, con la quale si intende aiutare i nuclei con più figli: mancano poco più di due mesi alla fine della legislatura.
L’auspicio è che il provvedimento arrivi in Aula per l’approvazione. Sarebbe un segnale di attenzione al futuro della Sardegna da parte della politica regionale.
Roberto Comparetti
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