Stare accanto a chi ha perso tutto nell’alluvione Parroci e sindaci vicini alle persone colpite dal maltempo

stare accantoAll’indomani dall’ennesima alluvione che ha interessato la nostra Isola, colpendo il sud della Sardegna, anche la diocesi e le parrocchie si sono mobilitate e si stanno prodigando per poter venire incontro alle necessità di chi è stato colpito duramente dall’alluvione.

«Con monsignor Miglio – afferma don Marco Lai, direttore della Caritas – abbiamo visitato i comuni più colpiti e constatato i danni, incontrato i sindaci e le persone più coinvolte. Un passo importante è stato chiedere ai parroci di raccogliere le istanze delle persone più provate da quanto accaduto e di riferirci ciò di cui può esserci bisogno.

Le comunità e i parroci delle altre zone della diocesi che volessero contribuire in qualche modo possono prendere contatto con la Caritas».

Anche dopo questa nuova alluvione, l’ennesima di una lunga serie che contraddistingue la storia recente della Sardegna, i primi cittadini sono impegnati a riportare le cose alla normalità.

«Purtroppo – afferma Eugenio Murgioni, sindaco di Castiadas – ad aver subito un colpo durissimo sono state le aziende agricole e le attività commerciali. Anche la palestra comunale è finita sott’acqua e qualche problema si è verificato alle vecchie carceri. I problemi più grossi si sono avuti in particolare a L’Annunziata, Camisa e Buddui».

La situazione non è diversa a San Vito dove il sindaco Marco Siddi ha chiesto lo stato di calamità naturale. «Il flumini Uri – dice il primo cittadino – non esondava così tanto da almeno 20 anni. Continuiamo a lavorare per cercare di tornare alla normalità, anche se i danni riportati nelle campagne sono notevoli».

Problemi anche nel comune di Muravera.

Nella zona costiera, specie la borgata di Ferraxi, ad essere fortemente colpita è stata la storica attività di itticoltura. «In 33 anni che sono qui come pescatore – ha detto Giampiero Cuccu, presidente della cooperativa pescatori – non avevo mai visto tanta acqua. Fiumi d’acqua che non sapevo esistessero».

L’afflusso massiccio di acqua ha provocato la rottura delle grate con la fuoriuscita dei pesci e la perdita del prodotto.

Stessa situazione dall’altra parte della costa, a Capoterra, dove il problema più grande è la viabilità. «Questa volta – racconta don Sandro Zucca, parroco di sant’Efisio – grazie a Dio le cose sono andate meno peggio dell’alluvione precedente. La gente ha avuto molta paura, ma in parte era preparata, visto quanto accaduto nel 2008. C’è grande impegno da parte di tutti per ripristinare le cose: dal mondo del volontariato a tante altre persone di buona volontà, attive fin dalle prime ore dell’alluvione».

Roberto Comparetti

In collaborazione con «Sarrabus News»

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