La logica del fallimento porta in sé il germe del successo Riflessioni sul libro «Come far fallire una start-up ed essere felice»
Nel bel mezzo del tempo di Pasqua, mi aggiro fra gli scaffali di una libreria e come faccio sempre, mi oriento verso il settore economia, marketing e management, alla ricerca di qualche novità. Trovo un libro che mi colpisce subito per il titolo: «Come far fallire una start-up ed essere felice».
Mi colpisce l’evidente contrapposizione, quasi opposizione polare di guardiniana memoria, fra «fallimento» e «felicità». Sulla quarta di copertina trovo luce: «Il fallimento non è la fine di tutto, è una lezione per ripartire. Non ci sono colpe, solo errori da non ripetere». Mi ritrovo fra le mani un piccolo trattato sulla speranza. Mi tornano alla mente le parole di un santo a me molto caro: «La vita cristiana è un continuo cominciare e ricominciare, un rinnovarsi di ogni giorno. Avanti, qualunque cosa succeda!».
Decido di acquistare il libro che ho divorato in un paio d’ore, pagina dopo pagina, ritrovando fra le righe la passione di un uomo di quarant’anni che ha imparato dai suoi errori, senza scoraggiarsi mai. Si tratta di Andrea Dusi, Fondatore di «Wish Days», conosciuta per i cofanetti regalo «Emozione 3», dopo aver fallito in una prima start-up nel 2004.
Nel suo libro chiarisce, con dovizia di esempi, come un fallimento non metta mai la parola fine, ma possa essere l’inizio di una nuova storia. Dedica il suo scritto a chi ha paura di fallire, a chi ha rinunciato, a chi non ha mai provato. A mio avviso, questo è un libro per tutti coloro che desiderano incominciare qualcosa di bello e di importante per se stessi e per la comunità nella quale vivono. Tra le righe si percepisce la grande passione di un imprenditore che è capace di sognare in grande: «fate una cosa che amate e vi rende felici – afferma – e trasferirete ai clienti la stessa felicità, rendendoli soddisfatti e leali».
Come non ritrovare il discorso evangelico dei talenti da impiegare fruttuosamente? Il vero leader, in questo libro appare come uno che deve essere capace di mettersi nei panni degli altri, ascoltarli e comprenderli. Mi sovvengono le parole di papa Francesco che delinea così l’immagine del prete: «Il suo stile di vita semplice ed essenziale, umile, sempre disponibile, lo presenta credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli altri. È un uomo di ascolto, di pace e di riconciliazione, […] attento a diffondere il bene con la stessa passione con cui altri curano i loro interessi». I
l pragmatismo sembra essere una delle caratteristiche principali del nostro autore che, fuggendo da ogni tentazione di gongolarsi in un vacuo idealismo afferma: «anche la migliore delle idee non vale nulla se non viene validata e poi trasformata in realtà, grazie a una strategia e a un team che la realizzi».
Direbbe San Giacomo: «come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta». In una società ossessionata dalla perfezione, spesso non si agisce, si rimane nel mondo delle idee, per paura di sbagliare.
Andrea Dusi, con il suo bellissimo libro ci offre l’opportunità di riflettere sul fatto che «la definizione di quello che siamo o vogliamo diventare passa inevitabilmente per l’errore, che è il momento in cui cadiamo per poi rialzarci, un po’ più saldi, in cui sperimentiamo cosa ci fa soffrire per comprendere di contro cosa ci rende felici».
È la logica del fallimento che porta in se il germe del successo; del buio spezzato dallo spiraglio di luce; della croce, albero di vita; della vittoria cristiana della vita sulla morte.
Marcello Loi
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