Dopo la riforma sentenze di nullità più veloci All'inaugurazione dell'anno giudiziario presentati i dati relativi al 2017

dopo la riformaLa riforma voluta da papa Francesco con il «Mitis Iudex Dominus Iesus» non ha fatto crescere il numero delle cause di nullità matrimoniale. Lo si evince dalla relazione del Vicario giudiziale del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano, don Mauro Bucciero, presentata nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, che da quest’anno ha interessato anche il neonato Tribunale Metropolitano di Cagliari, guidato da don Luca Venturelli. Nel corso della sua relazione, don Bucciero, ha evidenziato i numeri relativi al 2017. «All’inizio dello scorso anno – ha affermato il Vicario – risultavano pendenti 111 cause, e nel corso dei dodici mesi appena trascorsi ne sono state ammesse 84 al processo ordinario e 3 a quello breve. Sono state concluse 107 cause, delle quali 3 più brevi. Risultano così pendenti al 1 gennaio del corrente anno 91 cause con rito ordinario e una con rito più breve: circa il 12 per cento in meno rispetto all’anno passato».

Dai dati della relazione emerge che i tempi del processo si sono fortemente ridotti dal 2010 al 2018. «La percentuale delle cause ancora pendenti – ha detto ancora don Bucciuero – varia di molto rispetto a quella degli anni passati: oggi poco meno del 20 per cento delle cause (18 su 90) è pendente da poco più di un anno, contro il 63 per cento del 2010 e non ci sono cause pendenti da più di due anni».

L’attore di una causa introdotta a fine maggio 2017 trattata con rito ordinario e sentenziata i primi di ottobre, ad esempio, si è potuto sposare ai primi di dicembre.

Confrontando i capi di nullità esaminati nelle cause decise nell’anno appena trascorso con quelli delle cause introdotte nello stesso anno, emerge che il 70 per cento delle cause riguardano l’incapacità di esprimere un valido consenso. In forte controtendenza, invece, la percentuale delle simulazioni, scese al 22%.

I capi di nullità che sono risultati più favorevoli, in quanto processualmente più facilmente dimostrabili, rimangono il difetto di discrezione di giudizio (oltre l’88% di esito affermativo) e l’esclusione della prole (80%) dell’indissolubilità (79%).

Tra i dati presentati spicca quello relativo all’introduzione delle cause per diocesi: per la prima volta nel 2017 quella di Cagliari non registra il maggior numero di cause introdotte a favore della diocesi di Tempio-Ampurias che vede un significativo aumento.

Secondo don Mario Bucciero cuna considerazione va comunque fatta: «Il minor numero di cause introdotte è segno anche della secolarizzazione che stiamo vivendo. Solo chi ha interesse a contrarre matrimonio religioso chiede l’annullamento e quindi si rivolge al Tribunale».

Il matrimonio in sede civile e la convivenza sono dunque le due unioni scelte anche dai battezzati che hanno alle spalle precedenti nozze.

Raffaele Pisu

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