Il gruppo ecumenico lavora unito nel dialogo Dal 1997 l'esperienza dei diversi componenti delle Chiese cristiane
Il dialogo ecumenico è una peculiarità del movimento dei Focolari fin dagli anni ’50.
In realtà non è stato frutto di un’organizzazione a tavolino ma è nato da rapporti profondi con persone appartenenti ad altre Chiese cristiane, fondati sul riconoscimento reciproco e soprattutto sull’amore concreto che ha nutrito nel tempo tutte queste relazioni.
L’ideale dell’unità, carisma del Movimento dei Focolari nato da Chiara Lubich, ha coinvolto negli anni un numero sempre maggiore di persone appartenenti alle varie Chiese, con le quali si è costruita una realtà di dialogo basato sull’accoglienza, l’ascolto, l’apertura e l’attenzione all’altro, sulla chiarezza, la veridicità, la mitezza, la prudenza, la fiducia. In una parola: sull’Amore.
A Cagliari l’esperienza del dialogo ecumenico è una realtà viva da diversi anni grazie al Gruppo Ecumenico di Lavoro, nato nel 1997 su iniziativa di alcune persone di Chiese diverse che avevano partecipato all’assemblea ecumenica svoltasi a Graz, in Austria. Attualmente il gruppo di lavoro è costituito da rappresentanti delle Chiese ortodosse, battista, avventista e cattolica.
Pur appartenendo a confessioni diverse, ci sentiamo veramente fratelli e sorelle: ci unisce, oltre a un lungo percorso insieme, secoli di storia che si sono poi interrotti a causa di litigi, che in termini tecnici chiamiamo “scisma” (quello della chiesa ortodossa nel 1054) e Riforma (quello delle chiese protestanti nel 1517).
Quel che ci divide, quindi, sono interpretazioni dottrinali dell’unico Vangelo, dell’unico Credo, che ci unisce tutti.
È questa consapevolezza che ci spinge a percorrere insieme il cammino verso la piena unità, non tanto con l’ambizione di riuscire a superare le difficoltà dottrinali, ma per il desiderio di volerci bene concretamente, in un dialogo della vita che ci porta ad una condivisione reciproca, per realizzare il comandamento di Gesù “Che tutti siano una cosa sola perché il mondo creda”, superando così lo scandalo delle divisioni tra fratelli.
Spesso si sperimenta che questo volerci bene apre anche strade nuove per la risoluzione di quei contrasti che altrimenti porterebbero alla disunità.
È ciò che abbiamo più volte vissuto, per esempio, nella preparazione stessa delle celebrazioni ecumeniche, dove magari ai membri di ciascuna Chiesa la propria proposta sembra la più adatta rispetto al tema oggetto di riflessione e il primo impulso è quello di non cedere e fare di tutto per far capire il proprio punto di vista.
Poi si percepisce che il più grande contributo che in questi momenti si può dare è quello di spostare le proprie idee, per ascoltare senza pregiudizi le motivazioni da cui scaturiscono le altre proposte. E così, mentre cerchiamo di venirci incontro reciprocamente, si ha la percezione di vedere le cose da una nuova prospettiva condivisa che ci porta a trovare soluzioni che vanno oltre quelle individuali e trovano l’approvazione di tutti.
È questa consapevolezza e questa esperienza che hanno fatto crescere sempre più i rapporti personali tra i membri delle diverse chiese, legami sempre più solidi e profondi che vanno avanti fraternamente da tanti anni.
Anna Sotgiu
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