Disagio mentale, una delle fragilità umane La Sardegna registra numeri alti per sofferenza psichica
Nel prossimo mese di maggio si celebreranno i 40 anni dalla emanazione della legge Basaglia che portò alla chiusura dei centri di contenzione, i «manicomi». Molto è stato fatto da quella riforma ma tanto occorre ancora fare per questa fragilità umana, così dolorosa e particolare, temuta peggio della peste di medioevale memoria.
Dopo aver analizzato nello scorso numero l’uso e l’abuso di internet, in questo diamo voce a chi, da anni, si spende per far sì che i familiari siano sostenuti e le persone affette da disagio mentale vedano migliorare la propria condizione, in considerazione anche dei dati resi noti di recente al congresso nazionale di psichiatria celebratosi a Cagliari. La Sardegna è la tra le regioni maggiormente gravate dai più elevati tassi di prevalenza di depressione e circa il 13% della popolazione viene colpita, nel corso della vita, da uno o più episodi di depressione, maggiore rispetto a una media nazionale del 9-10%. I dati più recenti sul consumo di antidepressivi vedono la Sardegna al sesto posto in Italia, con un consumo di 44 «dosi definitive pro die» per 1.000 abitanti, di gran lunga al di sopra di tutte le altre regioni meridionali, dove la media è tra 30 e 36. Secondo Bernardo Carpiniello, direttore della struttura complessa di psichiatria della Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari e presidente della Società italiana di psichiatria, la Sardegna è al primo posto con un tasso di circa 20,4 casi per 100.000 abitanti fra gli uomini e 4,5 casi per 100.000 abitanti fra le donne. Sono numeri simili a quelli della provincia di Bolzano (20 casi per gli uomini e 5,5 per le donne). Una situazione anomala se si considera che, in generale, i tassi di suicidio nel Sud sono mediamente più bassi che nel resto d’Italia (4-5 casi per 100mila abitanti), dunque circa due volte e mezzo inferiori a quelle della Sardegna.
Numeri preoccupanti che, troppo spesso, sembrano però non interessare la maggioranza dei sardi: continuiamo a voltare lo sguardo altrove quando abbiamo a che fare con il disagio mentale e quello psichico, e le famiglie, in molti casi, sono impossibilitate a far fronte alle necessità di chi è colpito da questa malattia.
«Un gravissimo disagio quello delle famiglie – dice don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale della salute – molte delle quali faticano a sopportare le spese sanitarie e non di rado rinunciano alle cure necessarie».
Nel 2015, secondo il ministero della Salute, i pazienti psichiatrici, assistiti dai servizi specialistici, sono stati più di 700.000, il 54,4% dei quali di sesso femminile. Oltre il 66% del totale ha più di 45 anni. Senza dimenticare i giovani feriti dalle ludopatie o i malati di gioco di azzardo patologico, più di 800.000. Sono 160 invece le Rsa di matrice cattolica che si occupano di persone affette da disturbi mentali.
Quanto al ruolo dell’accompagnamento pastorale anche i malati psichiatrici «hanno bisogno di cura spirituale. Talvolta – afferma don Angelelli – questo potrà avvenire in modo “più riservato», altre volte è bene che partecipino alla vita «ordinaria» della comunità ecclesiale. «Sarà – conclude il direttore – un dono reciproco: per il malato che non si sentirà ghettizzato e per la comunità cristiana che, prendendosi cura delle membra più fragili, testimonierà che nessuno è escluso dal corpo ecclesiale».
Entrare in contatto con questa fragilità umana può essere anche un modo diverso di prepararsi al Natale oramai prossimo.
Roberto Comparetti
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