Avete inteso che fu detto ma io vi dico… VI Domenica del tempo ordinario (anno a) - 12 febbraio 2017

Commento

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.

Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

(Mt 5, 20-22a.27-28.33-34a.37)


Commento a cura di Emanuele Mameli

Il brano evangelico proposto per questa domenica ci conduce al cuore del discorso della Montagna che, apertosi con le Beatitudini, intende aiutare il discepolo di Gesù a essere «luce e sale», portando la novità del vangelo nella concretezza della vita, delle scelte e delle relazioni. Oggi, come ieri, si può correre il rischio di un’osservanza formale, quasi un’applicazione solo meccanica, e non affettiva e trasparente, della Legge del Signore. Proprio Gesù, venuto a dare pieno compimento alla Legge di Dio, indica ai suoi discepoli un di più: il di più dell’amore! «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli». Non limitatevi cioè a osservare in modo esteriore, per abitudine e per vanagloria, la legge di Dio, quasi con la pretesa di essere a posto davanti a Dio e agli altri, ma vivete tutto con amore, con la stessa larghezza di cuore e abbondanza di misericordia con cui Dio stesso custodisce e guarda tutti i suoi figli. 

Gesù ci chiede di avere un cuore puro perché radicato nella verità, un cuore grande nell’amore, un cuore in cui non si misura ciò che si dà e ciò che si fa, che non mette nemmeno limiti al perdono. Come Gesù, in tutto siamo chiamati a vivere quel di più di amore, di verità e di autenticità, di determinazione e di semplicità che ci fa essere «sale della terra e luce del mondo». Possiamo essere scrupolosi osservanti della legge di Dio, e magari coltivare il pensiero di essere impeccabili davanti agli altri, oppure vivere la nostra fede per essere «visti e compiaciuti dagli altri», ma se manca in noi l’amore «più grande», se manca in noi il di più di misericordia, di grandezza di cuore, di gratuità, di verità e di autenticità, allora tutto è vano, tutto non fa altro che appiattirci nella mediocrità e nell’aridità in cui è impossibile portare frutto.

Non è forse questo uno degli atteggiamenti che poi può portare all’intolleranza e alla tentazione di classificare buoni e cattivi, con tutte le conseguenze che ne derivano? Gesù propone a chi lo segue la perfezione dell’amore la cui unica misura è di non avere misura, di andare oltre ogni calcolo. L’amore al prossimo è un atteggiamento talmente fondamentale che non può essere circoscritto al solo «non uccidere» ma va oltre, accompagna ogni pensiero, ogni parola e ogni intenzione che il nostro cuore è capace di sprigionare. Gesù arriva ad affermare che il nostro rapporto con Dio non può essere sincero se non vogliamo fare pace con il prossimo. E dice così: «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello» (vv. 23-24). Da tutto questo si capisce che Gesù non dà importanza semplicemente all’osservanza disciplinare e alla condotta esteriore, ma va alla radice della Legge, puntando soprattutto sull’intenzione e quindi sul cuore dell’uomo, da dove prendono origine le nostre azioni buone o malvagie. Per ottenere comportamenti buoni e onesti non bastano le norme giuridiche, ma occorrono delle motivazioni profonde, espressione di una sapienza nascosta, la Sapienza di Dio, essenzialmente il Vangelo, che può essere accolta grazie allo Spirito Santo. E noi, attraverso la fede in Cristo, possiamo aprirci all’azione dello Spirito, che ci rende capaci di vivere l’amore divino.

Alla luce di questo insegnamento, ogni precetto rivela il suo pieno significato come esigenza d’amore, e tutti si ricongiungono nel più grande comandamento: ama Dio con tutto il cuore e ama il prossimo come te stesso.

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