La fragilità e la malattia siano messe al centro della pastorale ordinaria nelle nostre comunità Verso la giornata mondiale del malato
Quest’anno non è prevista la celebrazione della Giornata mondiale del malato presieduta dal Vescovo con i malati e le varie associazioni che si curano del mondo della sofferenza. Ogni comunità parrocchiale sarà quindi impegnata a celebrare, in occasione della memoria liturgica della Vergine di Lourdes, i malati presenti nel proprio territorio parrocchiale.
L’invito che il Papa ci fa nel suo messaggio è quello di avere attenzione e vicinanza a chi vive nella sofferenza.
Le nostre comunità devono diventare il luogo dove bambini, adulti e famiglie sperimentano la bellezza di sostenere e confortare chi, per ragioni diverse, vive un momento di fragilità fisica. I tempi di degenza sono ridotti al minimo e i malati rientrano presto in casa.
Qui deve essere la comunità, guidata dai parroci, a far partecipare anche i malati con le loro famiglie alla vita della comunità.
Quest’anno ricorre il 25mo anniversario dell’istituzione, da parte di san Giovanni Paolo II, della Giornata mondiale. Sarebbe interessante fare un esame di coscienza per capire se, in questi 25 anni, si è realizzata e vissuta l’intuizione del Papa che ha dato, a tutta la Chiesa, una visione nuova del Malato come autentico soggetto dell’azione apostolica in stretta comunione con il Cristo, unico strumento di salvezza universale.
Probabilmente c’è ancora molto da fare: per questo occorre prenderne coscienza sempre più, specie noi consacrati, sacerdoti e religiosi, in modo che si possa realizzare ciò che il Santo Papa polacco aveva pensato per questa giornata.
È necssario che la pastorale della salute diventi pane quotidiano per ciascuno di noi, laico, presbitero, giovane, anziano, famiglia: tutti insieme dobbiamo lavorare per sostenere il mondo della sofferenza.
La tradizione vuole che la parrocchia si prenda cura dei malati dal punto di vista sacramentale, con il sacramento della santa Comunione e la devozione al Sacro Cuore di Gesù il primo venerdì del mese. Una bella iniziativa che risale a più di un secolo e mezzo fa. La Giornata del malato deve diventare annuncio, missione e testimonianza, perché è necessario fare in modo che anche nell’educazione dei futuri sacerdoti, e nell’aggiornamento dei consacrati e nelle famiglie, si evidenzi l’importanza di sostenere chi è nella sofferenza. Certo è importante la formazione secondo l’iniziazione cristiana, ai sacramenti, ma è altrettanto importante la testimonianza che le famiglie possono dare portando avanti l’attività di Pastorale della salute nel territorio della propria parrocchia.
Questo consente loro di essere vicini a chi, come i malati, vive il mistero della Croce e della sofferenza. Non siamo adoratori della malattia ma persone che devono testimoniare il mistero della malattia che in qualche modo ci tocca.
Ciò che la Giornata mondiale del malato ci comunica è che il mondo della sofferenza e della fragilità devono essere soggetto e non oggetto dell’azione pastorale, dell’impegno come cristiani e come famiglie.
I malati, come spesso capita, sono persone che nelle nostre comunità sono capaci di dare tanti buoni esempi e vanno pertanto valorizzati anche nell’ambiente sociale.
Giuseppe Carrucciu
© Copyright Il Portico