Costruiamo l’unità attraverso il dialogo Da 20 anni la Commissione ecumenismo è impegnata nella preparazione dell’Ottavario di preghiera per l’Unità dei cristiani e nel rapporto tra le Chiese
Anche quest’anno torna puntuale la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. I passi per preparare l’evento sono i soliti: si recupera la guida della settimana, che le suore Paoline hanno provveduto a fare arrivare per tempo, e poi è iniziata la ricerca delle comunità cristiane disponibili a dare ospitalità.
Ma questa è solo la parte più facile. Il cuore è la preparazione della celebrazione Ecumenica, che attinge ai suggerimenti della guida, ma che vuole tenere conto di particolarità locali come storie, sensibilità, disponibilità.
E qui viene il bello: cristiani e cristiane sparse, con le loro agende piene di impegni e il cuore occupato dalle comunità di provenienza, le famiglie, gli affetti, le pene e gli interrogativi quotidiani. Si fa l’appello, si chiede di allargare la propria comunità particolare, di allargare il proprio cuore per fare spazio anche ad «altri». E si prova a sognare insieme il sogno dell’«ecumenismo», il sogno di una Chiesa senza barriere, la Chiesa di Dio, la Chiesa di Dio che è in Cagliari. Quante volte è stato ripetuto questo processo? Ormai sono 19 anni.
Dal 18 al 25 gennaio 1998, nella chiesa di Cristo Re, il tema era «lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza» (Romani 8, 14-27). Il primo impegno, l’euforia di un sogno che prende forma, la gioia di conoscersi, iniziare a scoprirsi, stimarsi, riconoscersi «fratelli e sorelle» e imparare a volersi bene.
L’anno precedente, nella primavera del 1997, erano venuti a fare visita al nostro territorio 2 «frère» (fratelli) della Comunità ecumenica di Taizè, un paesino della Borgogna, in Francia. La loro presenza aveva fatto da calamita per farci incontrare e pregare insieme, credenti di varie confessioni cristiane. La cripta di santa Restituta era piena di persone che, in vari momenti, avevano visitato la collina di Taizè o avevano sentito parlare di questa realtà ecumenica. Ma c’erano anche il pastore della Chiesa Battista, appena arrivato a Cagliari, Herbert Anders, l’archimandrita della Chiesa Greco-Ortodossa di Quartu, padre Giorgio Gerace. Abbiamo pregato insieme, abbiamo cantato insieme (un primo accenno del «Coro ecumenico»), ma ci siamo anche impegnati a rivederci ancora per continuare a condividere la dimensione ecumenica della nostra fede.
Possiamo dire che le due pietre che fanno da fondamento, e ci hanno accompagnato, in questi 20 anni di cammino comune sono la comunità di Taizè e la seconda Assemblea ecumenica europea, che si svolse a Graz (in Austria) dal 23 al 29 giugno 1997.
Il tema di quest’anno, che riprende le parole della seconda lettera di Paolo ai Corinzi, «L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione» (2Cor 5,14-20), sono anche le parole che si sono incarnate nella vita di un profeta del nostro tempo: frère Roger di Taizè.
«Negli anni della mia giovinezza ─ scriveva Frère Roger ─ sono rimasto meravigliato nel vedere che pure dei cristiani che vivono di un Dio d’amore utilizzino tanta energia per giustificare le loro separazioni. Allora mi sono detto che era essenziale creare una comunità dove potessimo cercare di comprenderci e riconciliarci sempre, e rendere visibile di questa maniera una piccola parabola di comunione». Ma è forte anche il rimando a Graz, nel 1997, il cui tema era stato «Riconciliazione, dono di Dio e sorgente di vita nuova».
Sono trascorsi 20 anni ma il bisogno della riconciliazione continua a essere una sfida sempre attuale e più che mai urgente. Se guardiamo alla realtà che ci circonda, dinanzi a noi appare un’umanità profondamente divisa. A questa umanità le nostre Chiese dovrebbero portare l’annuncio della Buona Novella. Potranno essere credibili? Ascoltando frère Roger possiamo ricordarci che le nostre separazioni si oppongono alla volontà di Cristo, e, dalla sua comunità, abbiamo imparato che l’ecumenismo non è un problema teologico ma è uno stile di vita.
Nella pratica quotidiana, l’ecumenismo si declina come scambio di doni, di cui abbiamo bisogno gli uni dagli altri, e con la riconciliazione che non è la semplice convivenza pacifica, ma la fiducia, l’arricchimento reciproco, la stima e la collaborazione.
Pino Siddi – Sandra Cois – Membri Commissione Ecumenismo
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