Educazione, scommessa su cui si gioca il futuro

Tre strade aprono nuovi orizzonti nel nuovo anno scolastico

Ricostruire, aprirsi all’altro, avere misericordia. Sono tre «strade» che possono aprire degli orizzonti per il nuovo anno scolastico. Una prima «strada» è quella del «ricostruire»: «Dobbiamo ricostruire. Rimettiamoci tutti a fare con semplicità il nostro dovere. […] Chi ha da studiare, studi. Chi ha da insegnare, insegni. […] E nessuno pretenda di fare meglio di questo. Perché questo è veramente amare la Patria e l’umanità» (Aldo Moro, Ricostruzione, in «La Rassegna», 1944). Di fronte a ostacoli e lacerazioni l’unica risposta ricca di senso è quella del «ricostruire », a partire dall’impegno quotidiano. Non è un caso che Moro, osservando il suo tempo, faccia riferimento alla scuola. Tutto ciò vale anche oggi. La realtà che Benedetto XVI definì dell’emergenza educativa è sotto gli occhi di tutti e prende varie forme: la diffusione della violenza tra i più giovani, lo smarrimento di senso, l’aumento dei disturbi di natura psicologica, l’abbandono della scuola e di altri percorsi di formazione, le difficoltà croniche dell’organizzazione scolastica. Un anno di scuola può avere questo «gusto» della «ricostruzione » se si prende sul serio la chiamata che viene dal momento presente, dalle vite e dalle storie dei ragazzi e delle ragazze che ogni giorno abitano le aule. È un appello che riguarda il livello politico e amministrativo, la comunità civile, le famiglie, gli insegnanti.

A tutto ciò si lega una seconda «strada», che è quella dell’aprirsi all’altro. Lo ha mostrato papa Francesco nella «Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione » (17 luglio 2024). Nel testo egli descrive la letteratura come possibilità di «ascoltare la voce di qualcuno», mettendo in guardia dal pericolo di «smettere di ascoltare la voce dell’altro che ci interpella » (cfr n. 20). La «voce» dei ragazzi non va messa da parte, anche quando potrebbe sembrare «stonata». Ciascuno di loro merita di essere riconosciuto nella propria unicità. Facendo scuola si realizza un grande servizio all’umano, si può dare la possibilità ai più giovani di scoprire sé stessi nell’incontro con gli altri e di sentirsi dentro una storia attraversata da verità e bellezza.

La terza «strada» è quella dell’avere misericordia. Durante le Olimpiadi di Parigi hanno fatto notizia le parole della nuotatrice Benedetta Pilato, reduce da un bronzo perso per un centesimo: «Ci ho provato fino alla fine, mi dispiace, però sono lacrime di gioia, ve lo giuro. Sono felice: un anno fa non ero neanche in grado di fare questa gara e oggi ho nuotato la finale olimpica. Questo è solo il punto di partenza». Il suo è un esempio che ha molto da dire alla scuola. Ad una narrazione «tossica», dove tutto ciò che non è di successo non conta, bisogna opporre uno sguardo diverso, in grado di superare l’ansia corrosiva di non dover fallire mai e l’idea che il proprio valore sia legato solo al risultato immediato. Una «lezione» essenziale che deve partire dalla

scuola è quella di aiutare i ragazzi a non perdere di vista la bellezza del loro lavoro. Dopo una «sconfitta» ci si può rialzare per seguire con fiducia il proprio percorso di studio e di vita.

Nel cammino della scuola la Chiesa si pone come compagna di strada e alleata. In una recente intervista su «Avvenire» il cardinale Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha ricordato che «l’educazione è la scommessa su cui ci giochiamo il futuro. […] La Chiesa […] si coinvolge in tanti modi perché la scuola sia sempre più esperienza di incontro e di libertà» (1° settembre). La comunità cristiana è all’opera in vari campi: le alleanze educative con le scuole e le famiglie; le scuole paritarie cattoliche; l’azione dei cristiani impegnati nella scuola; gli insegnanti di Religione Cattolica.

Per questi ultimi è vicino lo svolgimento del concorso che, oltre ad assicurare la stabilizzazione professionale, rappresenta anche un riconoscimento del loro servizio in favore del mondo della scuola. Vivere la «scommessa» dell’educazione è la chiamata del nuovo anno di scuola. Vale la pena mettersi in gioco con tutte le proprie risorse di tempo, intelligenza e volontà. Il presente e il futuro dei più giovani non ammettono tradimenti.

Roberto Piredda
Direttore Ufficio di Pastorale scolastic
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Kalaritana – Avvenire di domenica 15 settembre 2024

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