Erano come pecore che non hanno pastore

XVI Domenica dei Tempo Ordinario (Anno B)

Erano come pecore che non hanno pastore.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato.

Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’».

Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.

Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte.

Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.

Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

(Mc 6,30-34)

Commento a cura di Giovanni Ligas

Il brano del Vangelo inizia con il raduno degli apostoli attorno a Gesù per riferirgli ciò che hanno fatto e insegnato. 

È una sorta di verifica che i Dodici compiono dopo essere stati inviati in missione. 

Anche nel nostro cammino di fede è importante includere le verifiche non con noi stessi ma dinanzi a Dio, nella preghiera e nella riflessione. 

Poi, per due volte nel testo è ripetuta l’intenzione manifestata da Gesù di andare con gli apostoli verso un luogo deserto, in disparte.

In questo episodio è evidenziata l’importanza del riposo nella vita delle persone ma soprattutto del tempo da dedicare al silenzio. 

In campo psicologico si riconoscono gli effetti positivi del silenzio non solo contro l’inquinamento acustico ma anche perché, ad esempio, tiene viva la memoria e favorisce la creatività.

Tuttavia il silenzio che si ricerca nella vita spirituale non è semplicemente assenza di rumore o di frastuono per il ricupero del proprio benessere fisico e mentale.

Il capitolo sesto della Regola di San Benedetto tratta dell’amore al silenzio perché è finalizzato all’ascolto di Dio.

I maestri spirituali lo confermano: se vogliamo ascoltare Dio dobbiamo cercarlo nel silenzio.

Quando non riusciamo a percepire i linguaggi dello Spirito è perché dentro di noi e nel mondo che ci circonda non c’è silenzio. 

In quella occasione però l’intento di Gesù di ritirarsi in un luogo deserto, in disparte, non trova attuazione. 

C’è una grande folla che lo cerca e persino lo precede nel punto di approdo della barca.

In questa parte del brano evangelico troviamo come un’applicazione della parabola del buon samaritano.

Vi sono tre verbi che richiamano la struttura della parabola: vedere, avere compassione e agire.

Con lo sguardo Gesù coglie ciò di cui hanno bisogno quelle numerose persone e le definisce come pecore senza pastore, perché prive di un orientamento di vita e di una meta chiara da raggiungere. 

Al vedere questo Gesù prova compassione, si commuove. 

È una reazione del Maestro che si trova spesso nei vangeli.

Egli è capace di mettersi nella situazione di sofferenza, di povertà e di bisogno degli altri.

Si impietosisce e soffre per la condizione di coloro che sono sfiduciati, demotivati e senza speranza nel futuro.

E come il vero buon samaritano, subito, interviene per soccorrerli. 

Qui vediamo un’indicazione pastorale per la missione dei credenti. 

L’azione caritativa deve corrispondere alle necessità reali delle persone e non a quelle che noi riteniamo tali.

Nella parabola del capitolo decimo di Luca l’uomo abbandonato mezzo morto sulla strada ha bisogno di essere soccorso e il samaritano appena lo vede ne ha compassione, gli si avvicina e gli cura le ferite.

In questo caso, invece, Gesù si accorge che le persone hanno bisogno della carità della Parola di verità, per individuare il giusto orientamento di vita e per trovare il senso delle loro attività e delle fatiche. 

Di fronte a tale necessità si mette al loro servizio insegnando loro molte cose. 

Anche noi, come  «i molti» del Vangelo, dobbiamo accorrere da Gesù per accogliere la sua Parola che dà luce e senso al nostro lavoro e ai nostri impegni. 

Ma allo stesso tempo dobbiamo essere capaci di compassione nei confronti del prossimo per soccorrerlo nelle sue povertà. 

San Giovanni Crisostomo accostava la compassione alla misericordia e diceva: «Dio fa gran conto della misericordia; non solo della sua, ma anche della nostra verso i fratelli (…).  Non la trascuriamo, allora; non giova solo ai poveri, giova anche a noi; riceviamo più di quanto diamo».

Erano come pecore che non hanno pastore.

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