Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga
XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga.
E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?».
Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì.
E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
(Mc 6,1-6)
Da questo numero sarà monsignor Giovanni Ligas, docente della Facoltà teologica, a commentare il Vangelo. Grazie a suor Rita Lai per il servizio reso in queste settimane.
Commento a cura di Giovanni Ligas
Anche Gesù, come gli antichi profeti, nella sua missione pubblica incontra ostilità e opposizione da parte di molti.
Egli è il Maestro che percorre i villaggi insegnando.
In questa occasione sceglie come luogo d’insegnamento la sinagoga di Nazareth.
Accade però che i suoi concittadini mostrano un grande pregiudizio nei suoi confronti, facendo considerazioni sulle origini della sua famiglia: «Non è costui il falegname?».
Alla base dell’incredulità dei nazaretani vi è la difficoltà ad accettare il mistero dell’Incarnazione, il fatto che il Figlio di Dio sia venuto in questo mondo manifestandosi nella povertà e nell’umiltà.
Gesù stesso ha paragonato il regno di Dio al granello di senape che si sviluppa lentamente e nella pazienza; anche se poi diventa un grande albero.
Nel testo è detto che Gesù non poté compiere nessun prodigio e che si meravigliava della loro incredulità. Origene commenta: «Queste parole ci insegnano che i miracoli si compivano in mezzo ai credenti, poiché a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza, mentre invece tra gli increduli i miracoli non solo non producevano effetto, ma addirittura non potevano produrlo».
Non è detto: «Non volle» ma: «Non poté», perché al miracolo che sta per compiersi deve corrispondere una collaborazione efficace proveniente dalla fede del destinatario.
L’incredulità non permette a Gesù di compiere alcun prodigio.
I concittadini di Nazareth non vogliono ricordare i miracoli compiuti da lui, non riconoscendo come vero ciò che è evidente.
E verso la sua predicazione hanno le orecchie tappate e il cuore indurito.
Questa loro incredulità suscita meraviglia.
Gesù compie il miracolo solo dove trova uno sguardo di fede.
Il miracolo non è mai fatto per mostrare con forza la sua identità di Messia o per accrescere il proprio consenso e attirare il favore della folla.
Nei racconti evangelici appare spesso che quando Gesù vede la fede è pronto a esaudire le richieste di aiuto da parte di coloro che si rivolgono a lui.
Un esempio è la donna cananea che con fede e umiltà gli chiede di intervenire per la figlia «crudelmente tormentata da un demonio».
Alla fine il Maestro compie il miracolo e rivolge a lei parole di lode: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri».
Degli apostoli, fin dal primo miracolo compiuto alle nozze di Cana di Galilea, è detto che «credettero in lui».
La fede è fondamentale nel rapporto con Cristo.
Anche la Parola di Dio, per portare frutti nella vita delle persone, deve essere ascoltata e accolta nella fede. La «Sacrosanctum Concilium», del Concilio Vaticano II, afferma che Cristo è sempre presente nella Chiesa e in modo particolare nelle azioni liturgiche.
E poi aggiunge: è presente nella sua parola, perché è lui che parla quando nella chiesa si legge la Sacra Scrittura.
Ma il seme della Parola di Dio non può portare frutto se non c’è un terreno che lo accolga.
L’esempio più alto di fede nell’accogliere la Parola di Dio lo abbiamo nella Vergine Maria, della quale Elisabetta, durante la visitazione, dice: «E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore».
La Parola di Dio ha un’efficacia salvifica.
Aiuta coloro che l’ascoltano con fede a fare luce sui fatti della vita e a comprenderli secondo il disegno di Dio.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga.
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