Chi parla degli invisibili?
Il tema povertà resta fuori dal dibattito pubblico e dal sistema informativo
Chi parla degli invisibili?
Nei giorni scorsi sono stati resi noti i dati Caritas sulla povertà. Il quadro è tutt’altro che idilliaco, anzi: dal 2019 ad oggi il numero di chi si trova in grandi difficoltà è cresciuto, il 40 per cento in più.
Il Report statistico nazionale 2024 di Caritas Italiana sulla povertà, ha messo in luce la situazione di 3.124 Centri di ascolto e servizi delle Caritas diocesane, dislocati in 206 diocesi in tutte le regioni italiane.
Non sono solo «numeri» ma 269.689 «volti» di poveri, che a loro volta rappresentano altrettante famiglie, dato che la presa in carico risponde sempre alle esigenze dell’interno il nucleo familiare.
Anche in Sardegna la situazione è simile al resto della Penisola, tanto che il neo segretario della Cisl, Pier Luigi Ledda, ha lanciato un appello alla giunta Todde affinché «si affronti con un piano concreto e con determinazione la drammatica situazione di povertà che ormai, in Sardegna, riguarda migliaia di famiglie».
Il segretario, già nel primo incontro delle organizzazioni sindacali con la presidente della Regione, ha consegnato ad Alessandra Todde un dossier con criticità e proposte per la Sardegna.
Ciò che più stupisce è come nella dieta mediatica dei sardi il tema appaia in maniera superficiale: l’attenzione spasmodica sembra essere concentrata solo sulla questione energie rinnovabili e sulla speculazione che si nasconde dietro l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici, alcuni dei quali in zone di particolare pregio naturalistico e ambientale.
Fermo restando l’oggettiva contrarietà ad insediamenti dannosi per l’ambiente e per le popolazioni, ci si chiede come mai non si parla di coloro che non riescono a mettere insieme pranzo e cena?
Non c’è spazio all’emergenza delle persone che non possono pagare le cure mediche, perché il sistema pubblico è incapace di garantire il diritto alla salute, mentre il personale sanitario, insufficiente, è gravato da carichi di lavoro insostenibili.
Chi racconta dei tanti disperati giunti con mezzi di fortuna, bisognosi di tutto, dopo aver vissuto l’inferno della fuga da guerra e violenza, magari lasciati in balia delle onde per giorni, come accaduto a Rossano Calabro?
Domande che fanno fatica a trovare risposte, così come non trovano spazio nei noiosissimi programmi televisivi che, dall’alba a notte fonda, ammorbano le giornate di tanti.
Eppure i poveri, categoria più che mai vituperata in questa epoca di egoismo sfrenato, dovrebbero essere i prediletti.
Invece si fa fatica a guardarli in viso, a dare loro una parola di conforto e a testimoniare sostegno umano e materiale, venendo incontro alle loro difficoltà.
Papa Francesco nel messaggio per la settima Giornata Mondiale dei poveri, ricordava che le persone bisognose non sono immagini per commuoversi ma uomini e donne che chiedono dignità.
«Lo sguardo di un povero – ricorda il Pontefice – cambia direzione alla vita di chi lo incrocia ma bisogna avere il coraggio di restare su quegli occhi e poi agire aiutando, non secondo le nostre necessità o il nostro volerci liberare dal superfluo, ma in base a quello che serve all’altro».
Ecco la vera sfida: raccontare la vita di chi si trova in povertà, non secondo i nostri parametri ma quelli delle persone che chiedono aiuto, visto che sono privati della possibilità di andare avanti.
Roberto Comparetti
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