Gesù gli ordinò: «Taci! Esci da lui!»

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

Gesù gli ordinò: «Taci! Esci da lui!».

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafarnao, insegnava.

Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.

Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».

E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!».

E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.

Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».

La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

(Mc 1,21-28)

Commento a cura di Walter Onano

La figura di Cristo rimane il termine ultimo del confronto, il punto di riferimento per stabilire il bene e il male: egli, il maledetto sulla croce, è il benedetto del Padre. 

In questo difficile ed esigente itinerario il Signore ci associa a sé.

Ma l’uomo rimane tentato di rimuovere Cristo per collocare sé stesso al centro della storia. 

È questa la riflessione che oggi voglio invitarvi a prendere in considerazione e che anche la Liturgia domenicale ci presenta.

Marco presenta, sin dall’inizio del suo vangelo, Gesù che insegna, identificando così in lui il divino Maestro. 

La scena inizia col presentare Gesù che entra a Cafarnao, la città più grande della Galilea, e la sceglie come sua dimora e della piccola comunità raccolta attorno a lui. 

Marco descrive la giornata di Gesù.

«Subito», nota l’evangelista, Gesù si reca nella sinagoga e si mette a insegnare: non ritarda l’annuncio del Vangelo; non indugia a pensare alla pur doverosa sistemazione. 

La sua prima e più forte preoccupazione è la comunicazione dell’annuncio della buona notizia.

Perché è ciò di cui il mondo ha anzitutto bisogno.

Tutti coloro, infatti, che ascoltano Gesù, restano stupiti del suo insegnamento e del modo con cui lo presenta. 

Sembra quasi che gli abitanti di Cafarnao aspettino una persona così. 

Gesù a differenza degli scribi, annuncia il Vangelo con grande autorevolezza.

E di che genere sia la sua autorità lo mostra subito: libera un uomo posseduto da uno spirito immondo. 

Il Vangelo è una parola autorevole perché non opprime; al contrario, libera gli uomini e le donne dalle tante schiavitù di questo mondo. 

Ha ragione lo spirito impuro nel dire: «Che c’entri con noi?».

Gesù è venuto per rimettere ordine l’ha dove il male aveva preso il sopravvento sulla storia dell’umanità.

È venuto a rendere nuovo il cammino di ogni uomo e a ridare luce e speranza perduta nel buio del peccato.

Dio vuole che gli uomini siano «Beati».

Egli ci ha fatti per la gioia; ha immesso nel nostro cuore la bontà. 

Questo è quanto Gesù ci ripete nel Vangelo.

E sì noi cerchiamo la felicità, ma, spesso, non prendiamo il giusto cammino per trovarla e lasciamo che il male prenda il sopravvento. 

È il Signore la sorgente della vita e dunque della felicità.

È Lui che dobbiamo scegliere e in Lui che dobbiamo sperare, se vogliamo dare un senso vero e compiuto alla nostra esistenza. 

Questa speranza certa diviene per noi, oggi, impegno affinché i poveri e gli oppressi vengano liberati dalla loro condizione di indigenza e sofferenza.

Attraverso noi inizi anche per loro un tempo di beatitudine. 

Dio Padre ascolta sempre il grido degli oppressi che a Lui si rivolgono con fiducia e spezza il giogo della violenza e dell’egoismo, cioè della nostra ottusità, del nostro accontentarci del minimo indispensabile. 

Occorre rendersi disponibili, per divenire veri uomini e donne delle beatitudini, segno concreto e fattivo dell’umanità rinnovata nel suo amore che tutti vuole salvi, veramente realizzati, felici.

Chiediamo al Signore che ci aiuti a comprendere, che tutto ciò che sazia il nostro cuore proviene da Lui e non dalle cose terrene, troppo spesso povere ed effimere.

Che allontani da noi la tentazione di voler assolutizzare il presente e di darci occhi per osservare la realtà oltre l’orizzonte del mondo per essere suoi testimoni, anche a costo di sacrificio e di incomprensione.

Gesù gli ordinò: «Taci! Esci da lui!».

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