Padre Garro: «Sant’Elia è sempre più la mia casa»
Il 16 ottobre è stato nominato vicario parrocchiale
Padre Garro: «Sant’Elia è sempre più la mia casa».
Dallo scorso 16 ottobre padre Ivan Garro, degli Oblati di Maria Immacolata, è vicario parrocchiale a Sant’Elia, dopo l’ordinazione presbiterale del 30 settembre scorso nella Cattedrale di Cosenza.
Un nuovo tempo. Quale lo stato d’animo?
È un miscuglio tra gratitudine, gioia, senso di responsabilità e timore.
Il mio carattere mi porta naturalmente a chiedermi se sono in grado di affrontare ciò che la vita mi pone davanti, ma in questo caso mi ha molto aiutato focalizzare l’attenzione della mente e del cuore sulla dimensione del dono: è un dono quello che ho ricevuto, un dono che passa attraverso me per raggiungere tanti altri.
Ciò mi ha permesso di vivere i giorni in preparazione all’Ordinazione e quelli successivi dando spazio alla gioia e alla gratitudine.
Mi pare che tutto questo non mi renda meno attento alla cura di quanto ricevuto, anzi mi doni energie nuove per fare tutta la mia parte, chiedendo al Signore di accogliere ogni giorno di più un cuore simile al Suo.
Inoltre mi accompagna il desiderio di custodire la dimensione della crescita: una crescita continua, che a partire dalla gratitudine per quanto vivo, sappia chiedere perdono per i propri peccati, e si apra alla speranza di poter fare un passo in avanti, di crescere appunto, giorno dopo giorno, confidando nel Signore più che nelle proprie forze.
Infine chiedo la grazia di non abituarmi troppo facilmente a quanto mi è stato donato: nella settimana successiva all’Ordinazione mi capitava spesso di guardare le mie mani con un certo stupore…
Erano sempre le stesse eppure il Signore aveva operato qualcosa di nuovo, qualcosa che le abilitava a un servizio grande, certamente più grande di me.
La nomina dell’Arcivescovo è chiara: il servizio in uno dei quartieri periferici della città. Una sfida?
È una sfida, una bella sfida! Come ho avuto modo di dire in altre occasioni, sento il quartiere di Sant’Elia sempre più come casa mia.
Questa è stata proprio la sensazione provata nel tornare qui dopo l’Ordinazione.
È già da un anno che vivo da queste parti, quindi tante relazioni sono già avviate e crescono, sono nati sogni… Insomma, c’è tanto da vivere insieme al Signore e ai fratelli e alle sorelle.
Allo stesso tempo penso che la gradualità, il «passo dopo passo», sarà la chiave per camminare insieme e costruire comunità, una comunità che insieme evangelizza.
Inoltre posso contare sull’aiuto e sull’esperienza dei miei confratelli oblati e anche di tante realtà belle che vivono qui: penso alle suore di madre Teresa, alle suore mercedarie, ai somaschi, che portano avanti un progetto di supporto allo studio nell’oratorio della nostra parrocchia, e a diversi laici che desiderano poter dare il loro contributo per la vita del quartiere e che già sono in azione.
Certamente le fatiche non mancheranno, ma i presupposti mi sembrano buoni.
Dal canto mio chiedo al Signore di perdere sempre più la testa e il cuore per lui, come ha detto più volte papa Francesco nelle sue udienze sulla passione per l’evangelizzazione, e faccio mia la preghiera di santa Teresina di Lisieux che diceva al Signore semplicemente: «attirami».
Allora correremo insieme verso di Lui.
Roberto Comparetti
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