Chiunque crede in lui ha la vita eterna
Solennità della Santissima Trinità (Anno A)
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
Commento a cura di Rita Lai
La dimensione trinitaria della liturgia odierna si coglie nella complementarità delle tre letture, laddove il Vangelo è come una sigla finale che raccoglie il motivo principale.
Affrontare il discorso sulla Trinità in modo non banale e scontato è una sfida.
È davvero un mistero insondabile, un mistero ineffabile?
Qualcuno ha definito la Trinità «la celebrazione delle radici di tutto», ossia Dio, che è Padre, Figlio, Spirito Santo.
Tre persone ed un’unica comunione. Le nostre radici, la nostra alba.
I primi cristiani, vicini alla freschezza del messaggio evangelico, avevano intuito che le tre persone divine erano in piena comunione tra loro.
La solennità odierna arriva al termine del tempo di Pasqua, subito dopo la Domenica di Pentecoste.
Dobbiamo quindi dare uno sguardo alla Pasqua come fatto trinitario, come opera del Padre, del Figlio, dello Spirito.
La Pasqua è di fatto Storia del Padre, Storia del Figlio, Storia dello Spirito Santo.
Storia del Padre: l’iniziativa è del Padre. «Dio lo ha risuscitato» (At 2,24 passim).
Dio prende posizione nei confronti del Crocifisso, proclamandolo Signore e Cristo (At 2,36). È anche Storia del Figlio: moltissimi testi dicono anche che «Cristo è risorto» (Cf. Mc 16,6; Mt 27, 64): ruolo attivo del Padre e ruolo attivo del Figlio, senza che ci sia alcuna contraddizione tra il ricevere la vita dal Padre che sempre la dà e il lasciare che il Padre gli dia di «avere la vita in sé stesso» (Gv 5,26).
Storia dello Spirito, perché è nella forza dello Spirito che Cristo è stato risuscitato: lo Spirito è Colui che viene dato dal Padre al Figlio perché il Crocifisso sia il Vivente e nello stesso tempo è colui che lo stesso Gesù dà secondo la promessa (cf. Gv 14,16; 15,26; 16,7).
Lo Spirito costituisce nell’evento di Pasqua il duplice legame fra Dio e Cristo e fra il Risorto e noi, ridonando vita a Gesù dai morti, e unisce tutti noi al Figlio, comunicando loro la vita nuova che scaturisce dalla risurrezione del Signore.
Storia del Padre, storia del Figlio, storia dello Spirito, la risurrezione è «evento della storia trinitaria di Dio».
La Pasqua ci rivela dunque una Trinità tutta rivolta verso di noi, nell’amore che ci offre la partecipazione alla vita divina.
In questo senso l’evento fondante della nostra fede non è fatto solitario del Figlio fatto uomo e come tale morto in croce, ma partecipazione attiva dei Tre, ognuno per la sua parte, quindi offerta di salvezza, parte del mistero di salvezza che Dio da sempre ha disposto per gli uomini.
Ma tutto questo che riscontro ha nella nostra vita?
Questa è proprio la posta in gioco: la Trinità è meno un mistero incomprensibile di quanto sia un mistero di comunione che coinvolge tutti noi.
Essa ci parla di una comunità in cui le differenze sono rispettate in nome di una uguaglianza totale, e questa non è una contraddizione in termini, ma è la comunità dei battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito.
Con la Pasqua la Trinità con la sua storia entra nella storia umana in modo definitivo: e insieme la rende storia sua.
Su queste premesse si basa la speranza che non conosce tramonto: nella storia trinitaria che Dio divide con l’uomo attraverso la Pasqua del Suo Figlio, Egli si offre all’uomo come il suo Dio e il Dio che non lo deluderà, e l’uomo toccherà allora con mano che la promessa avverata a Pasqua è davvero il fondamento capace di cambiare la storia e di schiuderla alle impossibili speranze che la risurrezione rende possibili.
E a noi solo il compito di essere consapevoli della grazia che ci viene offerta attraverso la comunione trinitaria, come l’eterno disegno di amore dei Tre che si riversa sull’uomo come progetto di vita e di grazia.
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