Il servizio alla Chiesa genera la vocazione
Enrico Muscas e Leonardo Piras sono stati istituiti lettori
Sabato scorso, il Pontificio Seminario regionale sardo ha vissuto una delle giornate culmine dell’anno seminaristico.
Nella cappella, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, durante la Messa presieduta da monsignor Antonello Mura, vescovo delle diocesi di Nuoro e Lanusei, concelebrata da monsignor Corrado Melis, vescovo di Ozieri, monsignor Mosè Marcia, vescovo emerito di Nuoro, dal Rettore don Riccardo Pinna, dall’equipe formativa e da tanti sacerdoti provenienti dalle diverse parti dell’Isola, la Chiesa sarda ha avuto in dono dodici nuovi ministri istituiti.
Massimo Craba, Sebastiano Marrone, Giovanni Pudda, Giuseppe Terrosu, Massimiliano Rizzo della diocesi di Ozieri e Alessandro Mesina e Alessandro Sale, della diocesi di Nuoro, hanno ricevuto il ministero dell’accolitato.
Antonio Nicola Rubanu e Giovanni Sanna della diocesi di Nuoro, Giuseppe Demontis, della diocesi di Ozieri ed Enrico Muscas della parrocchia Santa Vittoria vergine e martire in Seuni e Leonardo Piras della parrocchia Sant’Ambrogio Vescovo in Monserrato, entrambi della nostra Arcidiocesi, hanno invece ricevuto il ministero del lettorato.
Durante l’omelia il vescovo ha toccato tanti punti importanti e ha posto l’accento sul servizio: «La mia riflessione – ha detto Mura – vuole farsi interprete di alcune parole della liturgia del giorno, che sono state donate a noi».
«Vuole essere anche un invito pressante a voi giovani, presto lettori e accoliti, di riconoscervi in questo dono a nome della Chiesa e di testimoniarlo con franchezza e senza nessun impegno».
«Nella lettura si parla di Paolo, ma attraverso di lui queste parole – ha proseguito il Vescovo – arrivano fino a noi: voi siete la dimostrazione, e lo dovete dimostrare, che è il servizio a fare la vocazione, non il contrario. Non si prende un cammino, una vocazione, un ministero e poi si dice “adesso devo servire”. Poiché servo posso anche vivere quel ministero e quella vocazione».
Monsignor Mura ha poi continuato la sua omelia, facendo riferimento al discepolo che Gesù amava, Giovanni, sottolineando come Gesù aveva sentimenti diversi, che mostrava e non nascondeva: «Certo, amava tutti – ha specificato monsignor Mura – ma questa universalità, dobbiamo dirlo, non cancellava sfumature, empatie, sintonie, sussulti diversi verso una persona».
«A volte nella Chiesa, anche nel ministero, non solo quello di lettore e accolito, ma in quello di diacono, di presbitero e di vescovo – ha evidenziato – pensiamo che la dedizione alla Chiesa coinvolga solo lo Spirito, quasi che lo Spirito non abitasse un corpo».
«Così – ha detto Mura – il rischio è uno solo: quello di costruire manichini dello Spirito tutti uguali, tutti amati allo stesso modo, quasi fossero degli stampini. Affermare che c’era il discepolo che Gesù amava, dimostra come anche il Signore, non solo non cancella i sentimenti, ma che il cuore, l’immediatezza dei sentimenti, l’amorevolezza del tratto deve emergere e non deve essere annullato».
«Vi invito, cari amici, – ha concluso il Vescovo – a dare spazio nella vostra vita e nel vostro servizio a un’interiorità non costruita a tavolino ma grazie al vostro cuore, perché si può costruire tutto anche a tavolino e pensare che gli altri lo debbano riconoscere».
Andrea Pelgreffi
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