La prossimità del Papa alla giustizia ecclesiale
L’attività del Tribunale della Santa Sede dopo la recente riforma
La prossimità del Papa alla giustizia ecclesiale.
Papa Francesco, in questi anni di esercizio del ministero petrino per la Chiesa Universale, ha riservato una particolare attenzione alla Rota Romana, comunemente additata tra i «grandi tribunali», addirittura come il più celebre nel mondo, per ragioni non solo storiche, ma anche istituzionali, giurisprudenziali e pastorali.
La sua visita del 2016 nella sede del suo Tribunale alla «Cancelleria», in occasione di un corso di formazione per i Vescovi, le Allocuzioni concesse dal 2014 ad oggi nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, le numerose udienze ai partecipanti alle iniziative di aggiornamento per gli operatori del diritto promosse dalla Rota, nonché l’istituzione di una Commissione pontificia presieduta dal Decano per «constatare e verificare la piena ed immediata applicazione della riforma del processo di nullità matrimoniale nelle Chiese particolari», rivelano la prossimità del Papa al valore assoluto della giustizia ecclesiale nei confronti della quale, in maniera ancora più incisiva, il Santo Padre si è posto in questi anni come Riformatore, nel pieno esercizio delle sue prerogative legislative, esecutive e giudiziarie.
Con la Costituzione Apostolica «Praedicate Evangelium», la Rota Romana è inquadrata nel contesto degli «Organismi di giustizia» che compongono la Curia Romana, su un piano paritario con la Segreteria di Stato e i vari Dicasteri (art. 12, §1) e persegue l’obiettivo ecclesiale comune di «annunciare ed inaugurare il Regno di Dio ed operare, mediante l’ordine della giustizia applicato con equità canonica, per la salvezza delle anime, che nella Chiesa è sempre la legge suprema» (art. 189, §1).
Il foro della sua competenza ordinariamente in grado di appello, eccezionalmente anche in prima istanza, riguarda le cause per la dichiarazione di nullità del matrimonio, le cause penali non riservate per materia ad altro Dicastero o Organismo, i contenziosi c.d. «iurium» relativi cioè ai diritti personali, patrimoniali, lavorativi etc. dei fedeli e degli enti ecclesiastici, nonché le cause di nullità della sacra ordinazione e le cause di mancata consumazione del matrimonio, trattate dall’ufficio cosiddetto «super rato» istituito presso il medesimo Tribunale.
La struttura collegiale della Rota, formata da un certo numero di giudici scelti dal Romano Pontefice dalle varie parti del mondo, ne esalta la funzione di provvedere attraverso le proprie «Decisiones» all’unità della giurisprudenza e di essere di aiuto ai tribunali di grado inferiore, chiamati dallo stesso Pontefice, con le riforme del 2015, come istanze giurisdizionali delle Chiese particolari di cui sono espressione ed il cui Vescovo ne è giudice nativo, a favorire, in maniera «sempre più coerente con la verità di fede professata», il superamento di ogni «distanza fisica o morale», la «celerità dei processi, non meno che una giusta semplicità», e la tendenziale «gratuità delle procedure».
Di questa «mens» del Pontefice la Rota Romana in obbedienza si è fatta diligentemente interprete con uno sforzo di adeguamento dei suoi assetti: il rinnovato prestigio che il mondo intero sin dalla sua plurisecolare istituzione a tutt’oggi le tributa, si comprende in ragione di un servizio qualificato nel campo della giustizia per la comprensione della Sede Apostolica come «persona morale in forza della stessa disposizione divina» (can. 113, §1 CIC).
Monsignor Francesco Ibba – Difensore del vincolo della Rota Romana
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