Amate e pregate per quelli che vi perseguitano

VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)

Foto Gennari Siciliani/Sir

Amate e pregate per quelli che vi perseguitano.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”.

Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.

E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.

Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”.

Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.

Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete?

Non fanno così anche i pubblicani?

E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?

Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

(Mt 5, 38-48)

Commento a cura di don Raimondo Mameli

L’antica legge del taglione («occhio per occhio e dente per dente»), nella sua imperfezione, introduceva un aspetto positivo per la sua epoca, ossia una certa proporzionalità tra il reato e la pena, per evitare eccessi di natura vendicativa.

Non solo la maturazione della riflessione giuridica ed etica, ma anche il contributo positivo della sensibilità religiosa, ha portato nel tempo ad un miglioramento di tante leggi positive (ossia promulgate da uno Stato sovrano in una determinata epoca e luogo).

Nella pagina evangelica odierna, che tanto ha da dirci in un periodo segnato da antichi conflitti in varie parti del mondo, Gesù ci invita a non rispondere al male con altro male, a non considerare nemici ma avversarî coloro che ci odiano, a pregare per la loro conversione.

Egli stesso ce ne ha mostrato l’applicazione pratica quando, durante il suo arresto, ha chiesto ai propri discepoli di non utilizzare delle armi: «Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: “Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno”» (Mt 26,50-52).

Come ricorda Sant’Antonio di Padova: «Fu paziente sotto i colpi di frusta, gli schiaffi, gli sputi: “Rendo la mia faccia dura come pietra”, dice per bocca di Isaia (50,7).

Gesù “oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta” (cfr 1Pt 2,23). E infine fu “obbediente fino alla morte di croce” (Fil 2,8)».

Queste parole di Gesù devono essere attentamente valutate e ben comprese, per evitare ragionamenti ingenui e comportamenti inadeguati da parte nostra.

Possiamo porgere l’altra guancia quando sopportiamo pazientemente le persone moleste, facendo un’opera di carità spirituale, ma non possiamo chiudere gli occhi e siamo tenuti ad intervenire allorquando qualcuno venga aggredito fisicamente o verbalmente.

Possiamo porgere le nostre guance, non quelle altrui.

Le parole di Gesù non son significano neppure una rinuncia a tutti gli strumenti che la legge ci consente per la tutela dei nostri diritti (per esempio, quello della buona fama) e di quelli delle persone poste sotto la nostra tutela.

C’è certamente, nelle parole del Signore, un invito alla generosità verso ogni richiesta ragionevole che possa essere prudentemente esaudita da parte nostra.

È istintivo amare chi ci vuol bene, chi mostri stima e rispetto nei nostri confronti, chi ci onori della sua amicizia, ma Gesù ci chiede di aprire il nostro cuore, di allargare la nostra carità, non odiando chi ci faccia del male, atteggiandosi a nostro nemico, perché «se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete?

Non fanno così anche i pubblicani?».

Le litanie dei santi ci insegnano a pregare «ut inimicos Sanctae Ecclesiae humiliare digneris, te rogamus audi nos», perché i nostri nemici, amati a guisa di fratelli, possano acquistare la virtù dell’umiltà.

Il nostro cuore porta la ferita, le cicatrici dell’orgoglio e della concupiscenza, ma con la grazia di Dio, è possibile fare nostro questo stile autenticamente cristiano e proseguire nel nostro cammino di purificazione e di perfezione. 

Amate e pregate per quelli che vi perseguitano.

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