Venite dietro di me, vi farò pescatori di uomini
III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)
Venite dietro di me, vi farò pescatori di uomini.
Dal Vangelo secondo Matteo
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò.
Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Commento a cura di don Raimondo Mameli
San Giovanni Battista, con la sua predicazione, ha preparato gli israeliti alla salvezza messianica di Cristo, che lo riconosce come suo precursore (Mt 11,9-11).
San Giovanni è un personaggio scomodo per il sinedrio, refrattario ad accettare Cristo, che da questa corte verrà giudicato e condannato a morte (cfr. Mc 14,53-64); ma è detestato anche dai farisei e dai sadducei, chiamati «razza di vipere» (Mt 3,7).
Viene arrestato e decapitato per aver condannato l’adulterio di Erode e di Erodiade, sposa di suo fratello Filippo.
Gesù stigmatizza l’adulterio e sottolinea l’indissolubilità del matrimonio (Lc 16,18); l’adultera pentita è invitata a non peccare più per l’avvenire (cfr. Gv 8,1-11).
Dopo l’arresto di Giovanni, Gesù lascia Nazareth e si trasferisce a Cafarnao, sulla riva del mare di Galilea; là iniziò una predicazione basata sulla necessità di conversione e sulla prossimità del regno dei cieli.
Cristo è l’«‘Immanû’el» (Is 7,14), che significa «Dio con noi» (cfr. Mt 1,23-24): Egli è la grande luce sorta per affrancare dal peccato, per illuminare, per redimere un popolo immerso nelle tenebre, in terra e ombra di morte (cfr. Mt 4,16).
In tutta la Bibbia c’è un’opposizione tra luce e tenebre, tra vita e morte; Gesù Cristo, il Verbo incarnato, Redentore dell’uomo e speranza del mondo, è la vita (Gv 14, 6), la luce del mondo: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta» (Gv 1,4-5).
Il Vangelo ci parla della vocazione di due coppie di fratelli: Simone, chiamato Pietro, e Andrea; Giacomo e Giovanni.
Gesù chiama questi pescatori, che subito lasciarono il proprio lavoro e la propria famiglia, a diventare pescatori di uomini; la loro missione sarà trasmettere la luce divina che hanno ricevuto.
Essi, seguendo Gesù e vivendo la sua parola, divengono portatori di luce: «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14). Gesù insegna, annuncia il vangelo del Regno, e guarisce, come medico delle anime e dei corpi, ossia della persona nella sua unità.
Quale insegnamento per le nostre vite?
Il santo battesimo ci trasforma da creature di Dio a suoi figli, figli della luce che ricevono una nuova identità: «Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce» (Ef 5,8-9).
Come scrisse Réginald Garrigou-Lagrange OP: «L’odio per il male fu la “luce” che caratterizzò la vita dei santi. Essi non caddero mai nella stoltezza di accettare tutte le cose senza odiarne il loro contrario».
Non basta, per noi, dire di avere fede (anche i demoni, insegna San Giacomo, hanno fede, perché sanno che Dio esiste, ma non hanno la carità, perché lo odiano).
Dobbiamo vivere in maniera consona alla nostra dignità di cristiani, portando frutti di opere buone, memori della parola di Gesù: «Ogni albero che non produce frutti buoni, sarà tagliato e gettato nel fuoco» (Mt 7,19).
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